I racconti dei cristiani su quello, che fu il piú terribile loro avversario e il distruttore del regno di Gerusalemme, gli sono, in generale, in tutto favorevoli; dirò piú tardi qualcosa intorno alle cause di questo fenomeno, in apparenza abbastanza sorprendente. Però bisogna notare che alcuni di questi racconti, e precisamente il piú antico, hanno al contrario uno spiccato carattere di malevolenza che apparisce, in modo naturalissimo, dal dispetto e la umiliazione che le strepitose vittorie del sultano kurdo cagionarono ai vinti, e soprattutto ai cristiani stabiliti in Siria, e da lui cacciati dai loro possessi. Infatti, presso di loro si formò indubbiamente una leggenda ostile, relativa ai suoi primi anni, che noi vediamo diffondersi in Occidente al momento stesso dei suoi piú splendidi successi. Dapprima essa, sotto la forma piú virulenta, ci appare in un curioso poema latino, sin qui inedito e appena segnalato, che non è giunto intero sino a noi, e che deve essere stato composto nel 1187, poco prima della presa di Gerusalemme. Saladino, di condizione servile, s'introduce nella corte di Norandino, diviene l'amante della moglie, per mezzo della quale ottiene il favore del sultano. A Babilonia (cioè al Cairo) uccide perfidamente un giudice integerrimo alla stessa tavola alla quale colui l'aveva ammesso; penetra con l'astuzia, non potendo entrare con la forza, nella città dove risiede l'amulanus, l'assassina, e s'impadronisce dei suoi tesori che distribuisce tra i complici. In seguito, fa avvelenare Norandino e pone a morte l'unico suo figlio, dopo di che sposa la vedova, riuscendo cosí a diventar padrone di sette reami: è allora che ha l'audacia di combattere i cristiani. Questo quadro con tinte cosí fosche è stato tracciato in Occidente sopra racconti venuti dall'Oriente; le linee vi sono singolarmente esagerate. L'assassinio del giudice del Cairo e quello dell'amulanus corrispondono all'esecuzione del vizir Chaver e all'omicidio del califfo d'Egitto El-Aded, che non senza ragione sembra imputato a Saladino. Il matrimonio di Saladino con la vedova di Norandino è narrato da storici serî, ma il nostro poema è il solo a dire che anteriormente esistessero tra loro relazioni di adulterio. Saladino spodestò il figlio di Norandino, ma non lo mise a morte, e non è mai stato accusato d'avere avvelenato il sultano stesso. Egli non era di condizione servile, dacché era nipote di Siracon o Chirkon, generalissimo di Norandino, e suo padre Ayoub occupava presso quest'ultimo un alto posto.